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L’impegno di Vera: ricostruire case in Ucraina, in un cantiere di sole donne

Impegnata con l'organizzazione "Repair together", fa parte di un gruppo tutto al femminile: ridanno casa a chi l'ha persa per il passaggio del fronte. Uno sguardo su un Paese dove la guerra paradossalmente ha accelerato l'accesso delle donne nel mondo del lavoro. Quinta puntata del reportage dall'Ucraina

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La quinta puntata del reportage in Ucraina con le immagini di Edoardo Marangon, fotografo originario di Arsago Seprio, al suo terzo viaggio sul fronte russo-ucraino. L’articolo di accompagnamento è della giornalista Giulia Palladini: come già nelle precedenti puntate, al centro del racconto c’è l’esperienza dei civili in due anni di guerra

 

Quando chiediamo a Vera se abbia un fidanzato, lei scoppia a ridere. «No! Come? Non ci sono ragazzi!». Vera è appassionata di pole dance, ha trent’anni e, come migliaia di ragazze della stessa età, sta vivendo gli anni della sua giovinezza in un Paese sbilanciato. L’Ucraina, infatti, secondo World Population Review, conta oggi circa trentotto milioni di abitanti e la popolazione femminile rappresenta il 54,2% del totale. Questo è dovuto a diverse ragioni: l’aspettativa di vita significativamente più alta per le donne (78 anni per le donne, 67 per gli uomini), l’elevato tasso di consumo di alcool e tabacco tra gli uomini e le numerose perdite nella popolazione maschile al fronte.

Le donne, quindi, non sono solo di più ma sono anche più longeve e al momento costituiscono la maggioranza della società civile. «Gli uomini che vediamo o hanno meno di venticinque anni, quindi non ancora nell’età per la leva obbligatoria, o sono anziani. Quasi tutti i giovani tra i trenta e i quarant’anni sono impegnati al fronte» dice Vera. «Quando cammini per strada sai che molti di quelli che incontri sono soldati e immagini già che la loro vita sia a rischio ogni giorno. Chi tra loro sopravvive poi deve affrontare traumi fisici e psicologici molto profondi”.

Mentre parliamo Vera immerge un panno in una bacinella piena d’acqua, lo strizza rapidamente e lo mette in testa a mo’ di bandana. La giornata è molto calda e lei dovrà spendere tante ore sotto il sole. Vera è infatti una delle volontarie della associazione Repair Together di cui avevamo già parlato nella puntata numero quattro del nostro reportage. Questa organizzazione, che raccoglie ragazze e ragazzi da tutto il mondo, si occupa di ricostruire le abitazioni distrutte dai bombardamenti e restituirle ai civili che non avrebbero altro luogo in cui andare.

Quando l’associazione ha aperto i primi cantieri, molti erano scettici sul coinvolgimento delle ragazze nel lavoro edilizio. «Dato che gran parte del lavoro nei cantieri richiede forza fisica, gli stessi sfollati di Cherniv sembravano restii all’idea che nel team fossero presenti anche ragazze» continua Vera mentre ci accompagna in una delle case in ricostruzione. «Per questo motivo abbiamo deciso di costituire, oltre ai vari gruppi di lavoro, uno composto esclusivamente da donne, formate sia nella progettazione che nella realizzazione. Abbiamo chiamato il progetto Big Verginity e in questo cantiere tutto è stato gestito da quasi trenta ragazze».

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Attraversiamo quello che un giorno sarà il salotto e Vera ci racconta che la scelta della casa da ricostruire non è stata casuale. Le mura grigie con i mattoni ancora a vista saranno presto, infatti, la nuova abitazione di Nina, una madre single di due figli che per vivere produce formaggio e verdure da vendere al mercato. «Per questo lavoro non serve solo essere forti; ci vogliono anche precisione, metodo e lavoro di squadra” conclude. “Viviamo in un Paese dove, in molti settori, non c’è più forza lavoro maschile, e l’edilizia è uno di questi. È un’emergenza e dobbiamo aprirci all’idea che saranno le donne a mantenere viva l’economia Ucraina. Nonostante le abbiano distrutto la macchina, Nina non ha mai smesso di vendere i suoi prodotti. È un’ispirazione, questo progetto per noi è solo l’inizio».

Nonostante secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), l’Ucraina sia ancora molto indietro in termini di divario salariale tra i generi e politiche di inclusione, è corretto affermare che dal 2014 e, in particolare, negli ultimi due anni, la guerra ha accelerato il processo di accesso delle donne nel mondo del lavoro. Se a questo si aggiunge l’impegno quasi esclusivamente femminile nell’educazione delle nuove generazioni (ancora spesso impegnate nella didattica a distanza) e nella cura degli anziani, l’impronta femminile nella società Ucraina dei prossimi anni sarà determinante.
Domando a Vera se le piacerebbe avere una famiglia un giorno. «Sì, è un desiderio degli ultimi anni in realtà. Una ragazza della mia età in Ucraina di solito ne ha già una ma questa guerra ha cambiato tutto. Parliamo spesso con le mie amiche del fatto che vorremmo dei figli presto, ma come possiamo farlo in un Paese senza uomini?».

Pubblicato il 02 Agosto 2024
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