Nell’epoca di Tinder, il libro “Un attimo” di Alonge ci ricorda l’emozione di uno sguardo inatteso
Nell'epoca degli incontri nati su Tinder, il libro "Un attimo - Piccola storia d'amore" di Angelo Alonge ci riporta indietro nel tempo, rispolverando vecchie emozioni, come la scrittura di una lettera o la magia di un incontro casuale. Pubblicato negli anni '80, é stato recentemente rilanciato dalla Casa Editrice Albatros.
Negli anni in cui Tinder – e app affini – sembrano avere il monopolio dell’alba delle relazioni, fra gli scaffali delle librerie appare timidamente un libretto che racconta qualcosa di diverso.
“Un attimo – Piccola storia d’amore” di Angelo Alonge è nato in un altro decennio, per l’esattezza negli anni ’80: breve ma intenso e solo in apparenza semplice, è stato recentemente rilanciato dalla Casa Editrice Albatros.
Ripubblicato nel 2023, arriva ad assumere, quasi sfrontatamente, le sembianze di una cartolina dal passato.
Leggere l’autore oggi è difatti uno sberleffo ad una società che ha relegato, a uno schermo, un ruolo fondamentale nelle relazioni.
Senza voler intavolare discussioni o critiche di merito su ciò che era e ciò che sia oggi l’incontrarsi, è innegabile che il libro sappia riavvolgere il nastro e proiettare sulla parete del cuore immagini ormai sbiadite.
Alonge ci conduce per mano per i campi di montagna, dove ruzzolando ci si imbatte in un inaspettato sguardo che fa smarrire ogni orientamento.
“Una donna aveva raccolto il suo libro e glielo porgeva. Un attimo. Gli occhi di Sergio erano trapassati da una retta infinita, bruciavano e si illuminavano”.
La scrittura evocativa di Alonge si inerpica fra i più minuziosi dettagli e ci si ritrova a raccogliere fiori di campo per quella donna appena conosciuta, emozionati per quella promessa di felicità. Par di sentirne il profumo e di ammirarne i colori: quel mazzo selvaggio diventa anche un po’ nostro e quando lei lo stringe al petto ce ne sentiamo orgogliosi.
Con questa modalità di scrittura vien spontaneo chiedersi se l’autore, fino all’ultimo, abbia esitato su quale forma d’arte utilizzare per condividere la sua storia.
Un libro, come poi ha scelto, o un quadro?
In effetti la narrazione è ingorda di dettagli e di una stanza, così come di un panorama o una situazione, tante sono le pennellate di colore che egli sceglie di regalare, tutte importanti per entrare nell’atmosfera o in una scena.
Il lettore si trova così dinanzi frasi che non vogliono esaurirsi in soggetto predicato e complemento, ma ingrassano di un elenco di sintagmi chiamati a descrivere una luce precisa – ad esempio, in questa scena, quella del fuoco del camino – un particolare – la fiaba letta – un rumore – quello di un topo che si muove furtivo in un angolo della casa:
“Le lunghe sere intorno al camino, il crepitio della brace, la sua voce, parole di fiabe, le tremule mani accarezzavano i biondi capelli. Mentre le ombre del fuoco coprivano le travi del soffitto e le castagne abbrustolivano, l’abbaiare dei cani, i topi sul solaio, il suo soffio per ravvivare la fiamma”.
Oltre a tutto ciò, la poesia fa incursione in mezzo alla prosa, quasi ad accaparrarsi di quei momenti esprimibili solo con dei versi. Il libro non si esaurisce con il capitolo finale, ma è completato da un’appendice con le “Poesie di Sergio”, come se lo scrittore ci permettesse – a narrazione conclusa – di sbirciare nel diario nascosto nel comò a casa del protagonista.
In “Un attimo – Piccola storia d’amore” si narra di sentimenti, amore, amicizia, ideologie, ma non solo.
Non ce ne vogliano i romantici, ma fra le pagine meglio tracciate dalla penna di Alonge si erge maestosa la montagna, con i suoi paesaggi e le sue atmosfere. Le cime non sono mai uno sfondo anonimo, ma si vestono da attori principali e contribuiscono a costruire la storia. D’impatto è il viaggio del personaggio principale verso la città, mentre si lascia alle spalle quei monti tanto cari. La dicotomia fra città e montagna puntella silenziosamente l’animo del protagonista e i due tempi dell’anno – le ferie estive e la routine lavorativa – veicolano un dualismo di più ampio respiro fra due modi diversi di vivere.
Sguardi, dettagli, poesie, montagne, e poi cos’altro?
L’ultimo regalo che Angelo Alonge fa a chi prende fra le mani il suo libro è l’assoluzione totale di coloro che scrivono. Il potere salvifico della scrittura merita orgogliosamente un posto d’onore, così come acquista dignità l’impeto di chi solo con le parole sa esprimere emozioni troppo grandi per essere silenziate.
“Ogni parola era la poesia di quell’attimo di estasi e di follia. Aveva goduto nel lasciar scorrere la penna senza frontiere. (…) Ci sono dei momenti nella vita in cui si compiono gesti e pazzie inconsuete. Sfogare il dolore scrivendo cose assurde e irreali. In questi momenti trovi il piacere di scrivere, di confidarti, di manifestare la tua sofferenza, il tuo dolore, e anche la tua gioia.
Non tutti gli uomini hanno questo potere, la natura lo ha dato solo a pochi. Sono corpi insignificanti e spregevoli che godono nel ricercare le parole e i verbi che danzano sulle acque infinite del tempo”.
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