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Un ricovero di tre mesi per salvare Valeria. “Grazie ai medici dell’ospedale di Gallarate”

Colpita da una rara forma di infezione a una gamba, ha dovuto affrontare decine di interventi. Il ringraziamento della famiglia: "Nei reparti competenza ed empatia"

ospedale Gallarate

Colpita da una rara infezione, si è salvata con trenta interventi, due mesi di rianimazione e soprattutto grazie all’incontro con medici capaci di riconoscere esattamente la patologia e poi trattarla. Protagonista una donna di 63 anni, Valeria, che – raccontano oggi i famigliari – è stata curata all’ospedale di Gallarate.

«A giugno, mia mamma di 63 anni è stata ricoverata per una gravissima infezione alla gamba» racconta Giulia, la figlia, al termine di un’estate di preoccupazioni, un ricovero durato cento giorni.

«Si è trattato di un caso molto raro, difficilissimo da riconoscere ed ancor più da trattare». Una vicenda di buona sanità, tanto più che riguarda un ospedale – Gallarate – che da almeno un decennio vive una situazione difficile, con il personale sottoposto a grande stress e persino aggressioni, in un contesto di incertezza (nell’attesa che si concretizzi il nuovo ospedale unico Gallarate-Busto).

Dopo la prima diagnosi,  «sono stati in grado di seguirla in tutto il percorso senza nemmeno la necessità di trasferirla» dice la figlia Giulia, nel ringraziare gli operatori di tutto un ospedale di cui «si parla più spesso con accezione negativa che positiva». riconosce.

La famiglia loda «l’incredibile brillantezza del dott. Hassouf Said per aver eseguito la corretta diagnosi molto velocemente» (si trattava di fascite necrotizzante).
Il ringraziamento si estende poi a Emanuele Bossi (primario del reparto di rianimazione) «per aver fin da subito fatto l’impossibile per salvare la vita di mia mamma con tanta determinazione».

E ancora al dottor Mario Arrigo «per essere intervenuto con straordinaria rapidità dopo aver condotto un’attenta, scrupolosa e velocissima valutazione» e «per aver dimostrato di sapere come agire anche in una situazione molto rara e di aver proseguito anche per tutti i successivi 27 interventi con la stessa dedizione». E ancora la famiglia ringrazia «il dottor Carlo Bornacina, dermatologo che si è occupato del trapianto cutaneo».

Ma è anche un ringraziamento collettivo a tutta la struttura: «Ringraziamo entrambi i medici appena citati e tutto il loro staff per la passione che svolgono nel loro lavoro e anche per la grande capacità di tutti loro di aver saputo creare un ambiente umano, cordiale e di grande rispetto sia per i pazienti che per il loro cari, che vivono momenti drammatici. Per spiegare con chiarezza e semplicità ciò che si sta vivendo, ma dimostrando grande empatia».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 09 Ottobre 2024
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