“L’Asst Valle Olona vuole esternalizzare il pronto soccorso dell’ospedale di Gallarate”
Grave la denuncia presentata dai sindacati Fp Cigl, Cisl FP e Uil Fpl, venuti a sapere, da voci di corridoio, del progetto presentato dai manager aziendali in Regione. C'è anche l'ipotesi di affidare fuori una parte del blocco operatorio di Busto
“L’Asst Valle Olona ha presentato un progetto per ‘esternalizzare’ il pronto soccorso dell’ospedale di Gallarate”
La denuncia arriva dai confederali Cgil, Cisl e Uil. I sindacalisti della funzione pubblica avevano raccolto alcune voci relative a un progetto ideato dalla direzione manageriale e, all’ultimo tavolo sindacale, hanno chiesto notizia ottenendo una conferma
In una nota Fp Cgil, Cisl FP e Uil Fpl denunciano: «Nel corso dell’ultimo incontro sindacale del comparto, tenutosi l’11 ottobre scorso, la parte sindacale ha chiesto alla parte pubblica se ci fossero decisioni della Direzione in ordine a possibili esternalizzazioni di servizi, in quanto da qualche giorno circolavano insistenti “rumors” all’interno del Presidio Ospedaliero di Gallarate. L’azienda ha dichiarato che proprio in giornata era stata trasmessa a Regione Lombardia la richiesta di autorizzazione di un progetto che prevede l’esternalizzazione di tutto il pronto soccorso di Gallarate e di una parte del blocco operatorio del Presidio Ospedaliero di Busto Arsizio».
Una decisione inaspettata che Nunzio Praticò della Cisl definisce: «Una mancanza di rispetto verso i dipendenti e verso i cittadini. La notizia ci è stata data solo perchè abbiamo sollecitato la direzione – spiega il sindacalista della Cisl – Questa è una mancanza di rispetto verso i sindacali. Pur embrionale, la decisione avrà pesanti ripercussioni su lavoro dei dipendenti e sul servizio ai cittadini. Un servizio così fondamentale e di prima linea, oggi è una sfida complicata ma non deve essere un problema da scaricare ad altri. I manager della Valle Olona spostano il problema a qualcun altro».
A preoccupare è proprio la futura attività di un reparto così centrale gestito da esterni che dovranno poi collaborare con i sanitari del sant’Antonio: « In pronto soccorso ci sono casi gravi, come garantiranno la qualità della cura?» si chiede ancora Praticò.
Molto critico anche Gianluca Firrisi: «Come UIL FPL ci opponiamo non solo alla decisione di esternalizzare i servizi, poiché ciò potrebbe compromettere ulteriormente la qualità del servizio per l’utenza, già tristemente trascurata, ma anche al modo in cui queste decisioni vengono comunicate. È inaccettabile venire a conoscenza di tali scelte tramite rumor nei corridoi e, addirittura, attraverso i dipendenti. Inoltre, ci chiediamo dove siano finiti i buoni propositi della direzione che miravano a rendere la Valle Olona più appetibile e a considerare il personale come un investimento. A noi sembra che l’attenzione sia ora rivolta principalmente alla propaganda social, all’apparenza, e a compiacere la politica locale e regionale, piuttosto che al benessere dei lavoratori e alla qualità del servizio. Richiediamo di essere coinvolti ,attivamente e preventivamente per contribuire a migliorare le condizioni di lavoro di tutti».
Il progetto, dunque, è al vaglio in Regione : «Occorre essere consapevoli – commentano i tre sindacati – che l’esternalizzazione verso terzi non risolve il problema, semplicemente lo sposta, probabilmente aggravandolo: Quali costi? Quali contratti collettivi applicati al personale? Garanzie per i pazienti? Gestione dei necessari raccordi con gli altri servizi, specialità e reparti? Su chi gravano le responsabilità?».
A inizio 2024 l’assessore al Welfare Guido Bertolaso aveva deciso di sospendere tutti i contratti con i gettonasti e di internalizzare i servizi sanitari. La decisione della Valle Olona, dunque, diventa ancora più difficile da interpretare data la centralità di un reparto come quello dell’emergenza urgenza in un ospedale pubblico.
«Le esternalizzazioni di servizi di prima linea come il Pronto Soccorso e il blocco operatorio creerebbe inoltre un pericoloso precedente, verrebbero destrutturate competenze e conoscenze su servizi strategici fondamentali, tra l’altro storicamente non erogati dal settore privato che per questa ragione non può vantare significativa esperienza.
Limitarsi a consegnare ad altri il problema è inoltre, a nostro parere, un pericoloso indice di scarsa capacità manageriale in termini di scelte strategiche, politiche, organizzative, di prospettiva: questo sì che deve essere attentamente vagliato da Regione Lombardia!
Se “l’affare” si concretizzasse Regione Lombardia si spingerebbe oltre il limite accettabile: fino ad oggi non si erano mai cedute attività di cura così dirette alla persona con il sistema dell’appalto a privati, che mirano a fare profitto e ridurre i costi – soprattutto sul lavoro dei vari professionisti – con conseguenze non auspicabili per l’utenza».
I sindacati assicurano che la battaglia contro questo progetto proseguirà anche a livello regionale: «Riteniamo di trovarci di fronte ad una sfida per chi deve erogare salute, che la Dirigenza ha il dovere di affrontare e di vincere all’interno del sistema pubblico valorizzando e tutelando i professionisti che lavorano e creando le condizioni più favorevoli per attrarne altri. Per elaborare un triage di PS e organizzare un blocco operatorio ci vogliono anni di esperienza. Vogliamo veramente gettare al vento anni di esperienza e formazione sul campo? Con le difficoltà che abbiamo in sanità possiamo permetterci di rinunciare anche a questo? »
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