“Racconti di via Curtatone”, il presidio rilancia con un aperitivo-cena
Che sarà "in sostegno alle realtà che in tutta la provincia si oppongono al continuo ulteriore consumo di suolo", ma anche di chi deve affrontare spese legali
Il bosco di via Curtatone è stato abbattuto, ma la mobilitazione continua, anche «in sostegno alle realtà che in tutta la provincia si oppongono al continuo ulteriore consumo di suolo».
È per questo che tutta la “comunità” aggregatasi intorno al presidio ora rilancia: sabato 19 ottobre dalle ore 18.00 “si terrà una apericena con racconti della lotta di via Curtatone”, ospitato alla Cuac di via Torino 64.
La serata serve anche per una raccolta di fondi per “una cassa comune per le spese legali” per chi deve far fronte ai provvedimenti amministrativi e anche denunce (viene citato anche il caso della denuncia per istigazione a delinquere presentata contro un aderente al presidio, di cui si è parlato nei giorni scorsi).
Di seguito il comunicato firmato collettivamente dal “presidio di via Curtatone”.
Dopo che oltre 9.000 firme sono state ignorate, proprio come le 13.000 firme contro l’ospedale unico, con esposti e denunce che vengono valutati se va bene dopo anni, perché le tempistiche previste dalla legge sono considerate non perentorie da chi la legge dovrebbe farla rispettare, cosa possono fare i cittadini e le cittadine per esprimere il proprio dissenso a progetti insensati, che distruggono boschi e costruiscono scuole davanti all’autostrada, condannando bambini di 3 anni a correre spensierati inalando smog?
Noi siamo saliti sugli alberi.
Certo il progetto è stato voluto da un sindaco eletto. Eletto, per inciso da circa il 25% della popolazione gallaratese, non proprio l’unanimità. Ma davvero bisogna accontentarsi di una democrazia rappresentativa sempre più in crisi, adeguarsi al “comando io”, al dito medio e agli insulti dei politici incapaci oramai di confrontarsi con chi esprime un pensiero diverso dal loro?
Siamo saliti sugli alberi. Per questo siamo stati prima minacciati, poi intimiditi (dal piccione morto lasciato in un’auto alla pistola giocattolo depositata al presidio o al seguirci di notte), poi denunciati. E le denunce non hanno riguardato solo chi è salito sugli alberi, entrando in un cantiere che non aveva i requisiti previsti dalla normativa. Le denunce hanno raggiunto anche chi ha osato essere solidale col presidio (formalmente comunicato alla Questura come da legge e mai vietato) con le accuse più fantasiose, fino all’istigazione a delinquere. Denunce, multe, fogli di via, chiamate ai datori di lavoro se non proprio ingressi al posto di lavoro per notifiche. Manco si fosse davanti a mafiosi o politici che intascano mazzette. Per loro le forze dell’ordine non disturbano elicotteri, non chiamano camioncini della celere, non attivano agenti che si fanno cadere la pistola davanti ai presidianti. Chissà se per sbadataggine.
Certo le accuse campate in aria quasi sempre cadono, ma dopo anni di preoccupazioni, tempo e soldi per gli avvocati. E’ evidente il tentativo di spaventare chi osa alzare la testa, di tentare di dividerci (ancora) in buoni e cattivi. La loro repressione non ci riuscirà, che si mettano il cuore in pace. Perché nessuno mai sarà lasciato solo. Per questo è presente una cassa comune per le spese legali, le nostre iniziative servono anche a raccogliere fondi.
Non c’è sconfitta, non c’è solitudine, non c’è egoismo, non c’è rassegnazione, nel cuore di chi lotta.
Il presidio di via Curtatone
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