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Ancora un’aggressione al personale del pronto soccorso di Gallarate

È avvenuta nella notte tra venerdì e sabato. Alcuni operatori lamentano il peso del cantiere in corso, che riduce gli spazi e rende più complesso lavorare e relazionarsi con i pazienti

Pronto soccorso Gallarate

Ancora un’aggressione al pronto soccorso di Gallarate, con due infermieri presi a calci e pugni. Un caso che rilancia la questione della sicurezza degli operatori sanitari, ma che spinge il personale a denunciare anche la specifica condizione attuale di sofferenza, legata ai lavori in corso.

Il nuovo episodio di violenza è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, verso le 5, quando il 118 ha portato al Sant’Antonio Abate un 36enne in stato di agitazione: l’uomo si è divincolato dalla barella e ha iniziato a lamentarsi e urlare tra gli altri pazienti che affollavano il corridoio.

Quando il personale è intervenuto per calmarlo ha aggredito idue infermieri, prendendoli a calci e pugni (oltre ovviamente agli insulti). È dovuta intervenire anche la guardia di sicurezza. Secondo fonti tra il personale l’addetto ha però dovuto effettuare un largo giro per raggiungere il corridoio: si trovava infatti nella sala d’attesa e al momento dell’aggressione non ha potuto rientrare «perché la porta elettrica non si apre dall’esterno, era guasta e da quando è stata ripristinata non si apre dall’esterno». La presenza dell’unico addetto alla sicurezza è l’unico presidio fisso, perché quello della Polizia – recentemente introdotto – funziona solo in orari specifici.

Secondo il personale la situazione all’interno del pronto soccorso è particolarmente tesa anche perché parte della struttura è inagibile a causa dell’ampio cantiere in corso, di cui avevamo parlato nelle settimane scorse.

lavori pronto soccorso ospedale gallarate

Una situazione che – dicono – rende più angusti gli spazi in cui operare, cancella la privacy dei pazienti e finisce ad esasperare le persone sofferenti e a volte (come ci segnalavano anche famigliari) costrette a trascorrere anche più notti in barella in attesa di trasferimento.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 19 Ottobre 2024
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