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La conquista del K2 e i suoi segreti, nei documenti di Ugo Angelino raccolti da Massimo Palazzi

Angelino è scomparso nel 2016. L'avvocato di Gallarate ha salvato il suo archivio e oggi mette a disposizione di appassionati e alpinisti un insieme straordinario. Dai biglietti con Ardito Desio alle foto, fino a una lettera di Lacedelli del 2004

K2 Ugo Angelino

Le lettere scambiate dopo, ma anche i biglietti scritti durante la spedizione, tra un campo e base e l’altro, e le fotografie straordinarie: a distanza di settant’anni dalla conquista del K2, viene messo a disposizione di appassionati di montagna e studiosi della storia dell’alpinismo un intero archivio da consultare e analizzare.

Un corpus unitario, ora disponibile grazie al volume scritto – in quattro anni di studio – da Massimo Palazzi. Avvocato di professione, storico e bibliofilo per passione, Palazzi ha acquistato infatti l’archivio di Ugo Angelino, alpinista biellese (nato a Coggiola in Valsessera) scomparso nel 2016, tra i quattordici italiani che “costruirono” la conquista del K2.

«Il rischio era che quell’archivio venisse smembrato, che qualcuno lo acquistasse per poi vendere una a una e a caro prezzo le lettere e i biglietti che conteneva» racconta con passione Palazzi, mostrando il volume “L’uomo del K2 – il versante umano della conquista nei documenti inediti di Ugo Angelino”, pubblicato dalla casa editrice Zeisciu di Alagna Valsesia.

Dentro al libro c’è la ricostruzione dell’archivio in quattro anni di lavoro. «Ugo Angelino – racconta Palazzi era il “logista” della spedizione, responsabile degli approvvigionamenti. Rientrato dalla spedizione ha continuato a raccogliere materiale sul K2, fino alla morte nel 2016. Ma soprattutto dentro c’erano le lettere, i biglietti di Ardito Desio durante la spedizione, tutto catalogato con precisione da ragioniere qual era Angelino. Ne esce materiale inedito, sia sulla preparazione della spedizione sia sulla sua esperienza personale», quel “lato umano” che ha ispirato il titolo.

K2 Massimo Palazzi
L’avvocato Palazzi con la prima copia del libro

“Documenti a disposizione di appassionati e studiosi dell’alpinismo”

«Il mio scopo era offrire un corpus di scritti, riportati con trascrizione diplomatica (così come si presenta, salvaguardando che anche errori di scrittura o di stampa, ndr), mettendolo a disposizione di tutti gli storici dell’alpinismo». Una formula di rigore scientifico, che lascia ad altri l’interpretazione dei documenti, i collegamenti con altri documenti, la ricostruzione di diversi episodi oggetto di polemica negli anni.

Se è ben noto lo scontro tra Walter Bonatti, Ardito Desio e Achille Compagnoni (sfociato in querele, polemiche a stampa decennali, un “arbitrato” nel 2004), in realtà dentro a quell’esperienza ci furono altri momenti di attriti e scontri, favoriti dalle difficoltà ambientali e anche dalla forte personalità dei quattordici che erano i migliori alpinisti d’Italia a metà anni Cinquanta

«Sappiamo che ci furono anche attriti personali, al di là del noto scontro. Episodi magari accennati da altri, citati nel tempo ma rimasti in parte ignoti: come la polemica sulla cassa con gli occhiali da sole lasciati a Skardu. Ardito Desio rinvia la responsabilità ad Angelino, minacciato di un rientro forzato in Italia, un’accusa che si ritrova nei biglietti inviati dal campo base da Desio. In quel caso gli altri alpinisti si ribellarono alla minaccia di estromettere Angelino e la cosa è poi rientrata».

La lettera di Lino Lacedelli

«Grazie alla trascrizione qualunque appassionato di montagna può oggi leggere in originale testi spesso riportati e altri nuovi e inediti. Tutti documenti degli anni Cinquanta. Salvo una lettera del 2004 di Lacedelli, del 12 aprile».
Un documento importante, perché è la testimonianza che Lacedelli aveva già pronto il libro con la sua ricostruzione, destinato ad essere pubblicato pochi mesi dopo, quando la cosiddetta “Commissione dei tre saggi” aveva messo fine alla polemica tra Bonatti e Desio, chiarendo che testimonianze e documenti confermavano la versione del giovane alpinista lombardo i tre saggi giunsero alla conclusione che l’ossigeno era stato utilizzato fino in vetta.

La relazione fu resa nota il 4 maggio 2004, nel cinquantesimo dell’impresa e Lacedelli pubblicò poco dopo il suo volume, “K2 il prezzo della conquista”.
«Lacedelli – continua Palazzi – fu accusato da alcuni di essere salito – per così dire – sul carro dei vincitori, esprimendosi sulla questione quando il Cai aveva finalmente deciso di definire la verità storica. Grazie alla lettera inviata ad Angelino sappiamo però che il suo libro era già pronto».

“Ho sempre scelto di non ribattere nemmeno quando sono state scritte cose false e offensive e la verità si è confusa a interessi personali” si legge nella lettera che Lacedelli scrisse ad Angelino, in stampatello, su carta intestata della “K2 Sport Cortina srl”, chiedendo  “un tuo giudizio complessivo su questa ricostruzione”.

K2 Lacedelli
La lettera di Lacedelli riprodotta nel libro

Il volume di Palazzi è stato pubblicato con il patrocinio del Club Alpino Italiano nazionale, del Club Alpino Accademico, delle sezioni Cai di Biella e Gallarate, della commissione centrale medica, con il sostegno di Museo nazionale della montagna e della Fondazione Vittorio Sella.
La Fondazione Sella conserva le fotografie scattate allora da Angelino, che affiancava anche Mario Fantin, cineoperatore (e ovviamente alpinista) al seguito della spedizione. Nell’archivio personale Angelino ha però conservato anche i “provini” di quegli scatti che ricostruiscono la lunga spedizione, partita dall’Italia il 13 aprile (anticipata dall’invio di 13 tonnellate di materiali, salpate in nave a marzo) e arrivata alla vetta il 31 luglio 1954.

Ritorno sul Karakorum

Immagini storiche di luoghi in larga parte immutati, dopo settant’anni, documenti eccezionali. Al di là della raccolta di asettici documenti, dentro lettere e foto c’è l’emozione di un uomo protagonista di una delle più grandi imprese alpinistiche del Novecento.
Affascinato anche dall’esperienza umana di Angelino (che compì 31 anni a seimila metri di quota, in quel 1954), cui si rifà il titolo del volume pubblicato, Massimo Palazzi è andato di persona nel Karakorum, con la spedizione del Cai di Gallarate nell’estate 2024. «Flaubert diceva che viaggiamo per verificare l’immaginario delle nostre letture, è quello che ho fatto».

Da Gallarate al tetto del mondo: una serata con le immagini della spedizione verso il K2

Il libro di Palazzi sarà presentato alla Commissione centrale medica del Cai e sabato 30 novembre alle 17 al museo Maga di Gallarate.

 

 

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 27 Novembre 2024
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