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Salmone Keta spacciato per salmone norvegese, la Guardia di Finanza sequestra 5826 vasetti a Busto Arsizio

Contestata la vendita fraudolenta. In giro per l'Italia vari episodi di vendita di pesci protetti o di pesce mal conservato. E le indagini corrono anche sui social, usati dai militari per individuare attività abusive

Generico 23 Dec 2024

Sotto Natale la Guardia Costiera ha intensificato la vigilanza sui prodotti ittici in commercio, attuati soprattutto come forma di difesa del made in Italy. Uno dei squestri ha toccato anche la provincia di Varese: in un’azienda di lavorazione e confezionamento con sedi a Busto Arsizio e a Mezzago (in Brianza) sono stati sequestrati 5826 vasetti di uova di salmone Keta (Oncorhynchus keta) pescati nel Pacifico e etichettati come uova di salmone norvegese, un comportamento considerato fraudolento.

L’operazione complessa “e-fishing” della Guardia Costiera, attiva su tutto il territorio nazionale e in corso fino a gennaio 2025, si è articolata in una prima fase di “analisi”, durante la quale sono stati individuati i target di possibile interesse mediante un attento monitoraggio del territorio – anche attraverso le piattaforme social e dell’e-commerce, a cui ha fatto seguito una seconda fase “operativa”, che ha permesso appunto di attuare un contrasto diretto alle attività di pesca illegale attraverso l’esecuzione delle verifiche preventivamente pianificate.

Il focus dell’operazione “è incentrato a tutelare il prodotto ittico made in Italy, scoraggiando pratiche illecite – anche informatizzate – finalizzate a carpire la buona fede del cittadino, danneggiare la risorsa ittica e a minare la concorrenza leale sul mercato tra gli operatori del settore”. L’operazione condotta dalla Guardia Costiera si è concentrata quindi sull’attività di prevenzione e di contrasto, a livello nazionale, per individuare potenziali fattispecie illegali nel settore, che coinvolgano in particolare le importazioni e la commercializzazione di prodotti ittici provenienti da paesi terzi, la cattura e commercializzazione di specie con consentite e la compravendita di pescato in assenza delle informazioni obbligatorie in materia di tracciabilità.

I controlli della Guardia Costiera in Italia hanno individuato 746 illeciti tra amministrativi e penali; 233 attrezzi da pesca sequestrati; sanzioni pecuniarie che ammontano a oltre 1 milione di euro; circa 200 tonnellate di prodotto ittico sequestrato.

Dai video di Tik Tok ai sequestri 

Le indagini “corrono” anche sui social: ad esempio la Guardia Costiera di Bari, a seguito del monitoraggio di un’attività di e-marketing effettuata sulle principali piattaforme digitali (quali Facebook, Instagram e TikTok), ha effettuato un sequestro di ricci di mare per mancanza di rintracciabilità, verosimilmente frutto di pesca di frodo in acque pugliesi (ove vige il divieto regionale); inoltre, a seguito di una mirata attività di intelligence, anche con appostamenti notturni, la Guardia Costiera di Bari ha sequestrato 10 kg. di datteri di mare a due pescatore di frodo, i quali sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria.

A Palermo, sempre analizzando video TikTok, è stata individuata una vendita abusiva di pesce in strada, con sequestro di 545 kg di prodotto ittico vario, privo delle informazioni obbligatorie in materia di tracciabilità.

La Guardia Costiera di Ravenna, nel monitorare le piattaforme social ha individuato un video, divenuto “virale”, del proprietario di un ristorante etnico che si adoperava per strada intento nell’ “inusuale” attività di pulizia di un tonno (gli è stato sequestrato prodotto non tracciato). A Prato sono stati sequestrati  70 esemplari della specie denominata “granchio cinese”.

Pesce e ruote di bicicletta in cella frigorifera

Ad esempio la Guardia Costiera di Roma-Fiumicino, congiuntamente al personale della ASL Roma, ha posto sotto sequestro 670 kg di prodotto ittico scaduto in un centro di distribuzione all’ingrosso di Roma, destinato a essere distribuito a ristoranti etnici.

La Direzione marittima della Liguria – comprendente 26 province italiane del Nord-Ovest appartenenti delle regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria e parte dell’Emilia Romagna – in rinomato ristorante del centro storico di Torino sono state sequestrate 12 pinne di squalo Smeriglio (Lamna nasus) e una pinna pettorale di Verdesca (Prionace glauca) i cui campioni sono stati inviati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta per meglio identificare l’appartenenza alle specie e la cui detenzione costituisce reato. Al mercato del pesce di Milano, insieme all’Autorità Territoriale Sanitaria, è stata sequestrata una intera cella frigorifera contenente prodotti ittici, scarti di lavorazione, materiale ferroso (banconi, ruote di bici, carrelli) e rifiuti vari.

Nel Novarese sequestrati 836 kg di filetto di luccioperca (Sander lucioperca) a Galliate per l’assenza di tracciabilità di prodotto proveniente dalla Russia. Numerosi, infine, anche i prodotti ittici rinvenuti in pessimo stato di conservazione, come i 200 kg di prodotto sequestrati ad un venditore ambulante di Tarantasca, in provincia di Cuneo, da parte della Capitaneria di porto di Imperia.

Il sequestro a Busto Arsizio

Tornando al sequestro in provincia di Varese, va ricordato che il salmone Keta non è una specie pericolosa o protetta (è anzi diffuso negli allevamenti). La contestazione all’azienda di Busto Arsizio riguarda solo la vendita di salmone del Pacifico spacciato per salmone norvegese.

 

Pubblicato il 24 Dicembre 2024
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