Antenne a Busto Arsizio: cittadini in allarme e piano per regolamentarle fermo
Senza una regolamentazione chiara, le compagnie telefoniche continuano a installare ripetitori nei quartieri residenziali come a Sant'Edoardo. Il Comitato Salute Elettromagnetica chiede risposte al Comune di Busto Arsizio
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L’installazione di un’antenna 5G Iliad su un palazzo di via Catullo 8, nel quartiere Sant’Edoardo di Busto Arsizio, ha scatenato la protesta dei residenti, che denunciano l’assenza di trasparenza e il mancato coinvolgimento della cittadinanza.
L’imponente infrastruttura è comparsa improvvisamente sulla sommità di un edificio recentemente ristrutturato, a soli 30 metri dalle abitazioni, suscitando forti timori per le possibili conseguenze sulla salute e per il valore degli immobili circostanti.
La questione si inserisce in un contesto più ampio: il Comune di Busto Arsizio non ha ancora approvato un Piano Antenne, lo strumento che consentirebbe di regolamentare l’installazione di ripetitori di telefonia mobile per minimizzarne l’impatto sul territorio. La mozione relativa è stata recentemente rinviata a data da destinarsi e sarà sottoposta a una commissione dedicata, ma nel frattempo i cittadini si chiedono chi garantisca la loro tutela.
Le preoccupazioni dei residenti
Il Comitato Salute Elettromagnetica di Busto Arsizio ha raccolto le principali criticità segnalate dai residenti della zona. Rischi per la salute: la concentrazione di antenne nell’area potrebbe portare a un’esposizione elettromagnetica superiore ai limiti di sicurezza. L’OMS ha classificato le onde elettromagnetiche come “potenzialmente cancerogene”.
Svalutazione immobiliare: la presenza dell’antenna potrebbe causare una riduzione del valore degli immobili tra il 10% e il 30%. Mancanza di trasparenza: i cittadini chiedono chiarezza sulle autorizzazioni e sulle modalità con cui sono stati stipulati i contratti di subaffitto per l’installazione dell’antenna.
Il confronto con il Comune
Per discutere di queste problematiche, i rappresentanti del Comitato hanno incontrato il Sindaco Emanuele Antonelli, il consigliere delegato all’ecologia Orazio Tallarida e alcuni tecnici comunali. L’Amministrazione ha spiegato di non poter bloccare le installazioni a causa delle normative nazionali, che negli ultimi anni hanno favorito le compagnie telefoniche, limitando l’autonomia decisionale degli enti locali.
Tuttavia, il Sindaco ha assicurato che il Comune intensificherà i controlli per verificare il rispetto dei limiti di legge tramite l’ARPA e promuoverà incontri pubblici per informare i cittadini. Orazio Tallarida ha aggiunto: «Non possiamo fermare le antenne senza rischiare ricorsi, ma vigileremo affinché le norme siano rispettate.»
Le proposte del Comitato
Il Comitato Salute Elettromagnetica ha avanzato alcune proposte per limitare l’impatto delle nuove installazioni: delocalizzare le antenne in aree meno densamente popolate; definire un protocollo comunale per regolamentare l’installazione di ripetitori; organizzare incontri pubblici per sensibilizzare la popolazione sui rischi e sulle possibili soluzioni; contrastare il fenomeno dell’“Antenna Selvaggia”, che vede ripetitori collocati senza criteri di tutela per le zone residenziali.
«Tecnologia sì, ma sostenibile e rispettosa della salute dei cittadini», ha dichiarato Michele Di Fiore, portavoce del Comitato. «Chiediamo regole chiare per conciliare innovazione e benessere.»
Un Piano Antenne è necessario
Molti comuni italiani hanno già adottato un Piano Antenne per garantire un equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela della salute pubblica. Senza una regolamentazione adeguata, il rischio è che il territorio diventi una “terra di conquista” per le aziende di telecomunicazioni, con installazioni prive di criteri di tutela per scuole, ospedali, case di cura e aree residenziali.
Per questo motivo, il Comitato Salute Elettromagnetica ha inviato una lettera ufficiale al Sindaco chiedendo una moratoria sulle nuove installazioni fino all’approvazione di un regolamento chiaro e condiviso. «I Sindaci sono responsabili della salute dei loro cittadini e devono rappresentare un baluardo contro gli interessi delle multinazionali», si legge nel comunicato del Comitato.
Nel frattempo, i cittadini attendono risposte concrete. L’installazione dell’antenna in via Catullo ha acceso un campanello d’allarme: senza un Piano Antenne, il rischio è che situazioni simili si ripetano in altre zone della città, senza alcuna possibilità di intervento preventivo da parte delle istituzioni locali. Il tempo stringe: servono risposte, trasparenza e un’azione immediata da parte dell’Amministrazione comunale.
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