Gli studenti dell’istituto Ponti di Gallarate determinati a incontrare Max Felicitas anche fuori dalla scuola
In una nota, i ragazzi parlano di "censura" per la decisione dell'Ufficio scolastico regionale che è intervenuta per impedire l'incontro a cui sarebbe stato presente anche lo specialista in urologia e andrologia Danilo Cetrella
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La decisione dell’ufficio scolastico regionale di intervenire per annullare l’incontro con Max Felicitas all’Isis Ponti di Gallarate non è piaciuta agli studenti che hanno deciso di manifestare il proprio dissenso.
« Era previsto nella nostra scuola un incontro con Max Felicitas, ma l’Ufficio Scolastico della Regione Lombardia ha deciso di annullarlo a causa delle forti lamentele di una comunità, nonostante i temi trattati fossero di carattere formativo e non legati alla sua carriera» dicono i ragazzi che usano parole forti: «Siamo stati censurati. E la censura appartiene al fascismo. La storia ci insegna che limitare il libero confronto di idee è il primo passo verso il controllo del pensiero. Noi non ci stiamo.
Per protesta, Max ha deciso di presentarsi comunque fuori dalla scuola lunedì mattina, organizzando un sit-in aperto a chiunque voglia ascoltare gli argomenti di cui avrebbe parlato».
Gli studenti vogliono rivendicare il diritto a trattare temi importanti della loro crescita con un dibattito aperto: « L’obiettivo è dimostrare che certi temi di educazione e consapevolezza sono importanti a prescindere da chi li espone».
Anche il dottor Danilo Centrella, medico urologo e andrologo, nonché primo cittadino di Cocquio Treviso ha criticato la scelta dell’Ufficio scolastico: ««Sono rammaricato che un’associazione abbia chiesto l’annullamento dell’evento, pur non essendo assolutamente a conoscenza degli argomenti da trattare», ha spiegato a Varesenews dopo aver appreso della notizia. «Rammaricato soprattutto perché l’evento affronta piaghe sociali che colpiscono i nostri giovani: il bullismo, il facile accesso alla pornografia senza alcun limite, le infezioni sessualmente trasmissibili, che colpiscono 300 milioni di persone nel mondo ogni anno e da cui i giovani del nostro paese non sono immuni».
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