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Due ventenni e il rischio dell’ergastolo. Iniziato a Busto Arsizio il processo per l’omicidio Bossi

Al via la Corte d'Assise per Michele Caglioni e Douglas Carolo, accusati entrambi dell'uccisione del 27enne Andrea Bossi avvenuto a Cairate nel gennaio del 2024. Per entrambi c'è l'aggravante della premeditazione.

franceca parola magistrato busto arsizio

Ha preso il via questa mattina, martedì, il processo ai due giovani accusati di aver ucciso il fagnanese Andrea Bossi la notte del 27 gennaio del 2024, nella sua casa di via Mascheroni a Cairate, con una coltellata al collo.

Processo al via, entrambi rischiano l’ergastolo

Davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Rossella Ferrazzi siedono come imputati due ragazzi poco più che ventenni: Douglas Carolo di Samarate e Michele Caglioni di Cassano Magnago, rischiano l’ergastolo entrambi. Secondo il pubblico ministero Francesca Parola (foto), infatti, sono gli unici due responsabili della morte del 27enne e lo avrebbero fatto con l’aggravante della premeditazione sulla base di un piano prestabilito per impossessarsi del denaro del povero Andrea.

Una roulette russa in cui si giocano buona parte della loro vita

Tra i due, apparsi in aula abbastanza sereni, è in atto una specie di roulette russa in cui almeno uno dei due mente. Secondo i difensori di Michele Caglioni, Luigi Ferruccio Servi e Nicolò Vecchioni, il ragazzo di Cassano Magnago era in via Mascheroni con Carolo quella sera ma non avrebbe preso parte all’efferato delitto, scoprendo quanto era accaduto solo una volta invitato da Carolo a salire in casa. Poi avrebbe taciuto, intimorito dalle minacce di Douglas.

La versione di Douglas Carolo, difeso dagli avvocati Vincenzo Sparaco e Gianmatteo Rona, è opposta. Insiste col sostenere che lui non ha ucciso Andrea, scaricando la responsabilità su Michele Caglioni. In un secondo momento ( a settembre dello scorso anno) ha fatto ritrovare un coltello compatibile con l’arma del delitto, nei pressi della casa in cui è avvenuto l’omicidio.

Respinte le eccezioni presentate dai legali di Carolo, alle quali si erano associati anche i difensori di Caglioni, la corte ha ammesso le prove e le liste di testi presentate da accusa (e parte civile, avvocato Davide Toscani, ndr) e della difesa. Saranno circa un centinaio i testi in tutto.

Il mistero di Giulia

Per la difesa Carolo c’è da risolvere il mistero di Giulia, una donna non meglio identificata che lavorava in un’azienda di Cassano Magnago, che avrebbe avuto conversazioni telefoniche che Sparaco e Rona vorrebbero inserire tra quelle da trascrivere. Prima, però, va identificata la donna al telefono e per questo la Corte ha dato assenso affinchè le difese lo chiedano ad Inps e Centro per l’Impiego.

I dubbi della difesa Caglioni sull’arma del delitto

Per i difensori di Caglioni, invece, ci sono alcuni testi tra i detenuti e tra gli agenti di Polizia Penitenziaria del carcere di Busto Arsizio che avrebbero raccolto confidenze riguardo a Douglas Carolo in merito a contatti che avrebbe avuto con l’esterno. L’avvocato Vecchioni, a margine dell’udienza, non nasconde il dubbio che il coltello fatto ritrovare da Carolo possa non essere l’arma del delitto: «Su quel reperto non è stato trovato il dna di nessuna delle persone coinvolte, nemmeno quello di Andrea e questo appare un po’ strano anche se erano passati mesi dall’omicidio. Vorremmo far emergere queste stranezze attraverso i testi che abbiamo chiesto di ascoltare».

La teste chiave che fa reggere l’ipotesi di premeditazione

Uno dei testi chiave, poi, sarà l’ex fidanzata di Michele Caglioni che, con la sua deposizione, ha puntato il dito contro entrambi gli imputati, sostenendo che tra i due era stato stabilito un piano preciso quanto folle: torturare Andrea Bossi per farsi consegnare il pin della carta di credito e poi portarlo in una roulotte e dargli fuoco. L’obiettivo, sempre secondo la ricostruzione della supertestimone, era entrare in possesso di 2 mila euro coi quali Carolo avrebbe pagato i danni ad una donna che aveva truffato.

Il primo teste dell’accusa: il papà di Andrea Bossi

Il primo teste ad essere sentito nella prossima udienza sarà il papà del povero Andrea Bossi, oggi presente in aula, e coloro che la mattina del 27 entrarono nell’appartamento in cui è stato trovato senza vita.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 18 Marzo 2025
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